Antonino Minciullo – Pioniere dell’elettricità a Naso e Capo d’Orlando
tratto da ricerche eseguite dall’ing. Francesco Valenti, pubblicate nel Libro d’Onore del Comune di Capo d’Orlando
Ai primi del ‘900, gli emigrati tornando dagli U.S.A. in Sicilia a far visita ai parenti, raccontavano mirabilie della corrente elettrica. Negli Stati Uniti grazie ad Edison e Tesla, molte città già nell’800 avevano l’illuminazione elettrica e tram elettrici. In Italia, la prima illuminazione elettrica nazionale, si accese la sera del 18 marzo 1877, in Piazza del Duomo a Milano. Fu un evento da prima pagina. Un prodigio ben presto seguito da altri e destinato a influenzare non solo la vita pratica e produttiva, si andò dall’illuminazione dei teatri ai tram elettrici, ma influenzò anche le arti, con la nascita di movimenti come “Il Futurismo”, una avanguardia culturale.
Il momento e cambiamento era letteralmente epocale. Un mondo di lumi a gas e di ombre fitte stava per lasciare il posto a un futuro che si immaginava luminoso, in ogni possibile accezione. Nel 1881 l’ing. Giuseppe Colombo (autore del famoso manuale d’ingegneria “Colombo” usato sino ad oggi da tutti gli ingegneri d’Italia), docente del Politecnico di Milano, con il sostegno di alcune banche, fonda il “Comitato Promotore per l’Applicazione dell’Energia Elettrica in Italia”. Nasce da questo comitato la prima centrale termoelettrica non solo italiana, ma dell’Europa Continentale.
Per la sua costruzione furono acquistati i locali del vecchio teatro di Santa Radegonda, in disuso da qualche anno, ubicato in una piccola area vicinissima al Duomo di Milano, lato sinistro. Dopo averlo demolito, nel 1882-83 fu eretto l’edificio della “Fabbrica dell’elettricità”, ovviamente a corrente continua. Ma la Sicilia non rimase indietro. Pochissimi anni dopo, 1886-88, nasce a Palermo la prima centrale elettrica siciliana, tanto che nel 1889, la società Belga “Tranwais de Palerme” trasforma i propri tram a trazione animale, con la trazione elettrica.
Nino Minciullo di Capo d’Orlando, che per la sua minuscola statura veniva da tutti chiamato “Munciuddittu”, intelligentissimo, intraprendente, super attivo, sebbene quasi analfabeta, parlava solo il siciliano, viaggiava per la Sicilia, l’Italia e l’Europa, allo scopo di piazzare limoni ed arance suoi e degli altri. Egli capì, prima di tanti, l’importanza dell’energia elettrica. Avendo già realizzato un mulino con motore a gas povero nel borgo di Bazia a Naso, applicò, verso il 1920, al medesimo motore una dinamo elettrica e con alcuni pali di legno di castagno realizzò una linea elettrica sino alla piazza di Naso.
In occasione della festa di S. Cono (1 Settembre), riuscì a fare un clamoroso e memorabile scoop: consentì alla banda musicale di suonare e leggere gli spartiti alla luce di un’enorme bolla di vetro a forma di pera, grande come una “quartara” (lampada elettrica a filamento) pendente al centro del palco, alimentata dal mulino di Bazia dal quale giungevano ovattati fino a lì i tocchi solenni del motore, scanditi a ritmo lento: puhm… puhm… puhm…, udibili appena.
Quando la lampada si accese lacerando magicamente il buio della notte, suscitò immenso stupore negli astanti in attesa dell’evento già annunziato dal “banniaturi” (il banditore che girava il paese per annunciare eventi a suon di tamburo).
Naso fu la prima città dei Nebrodi ad avere l’illuminazione pubblica elettrica. Ma, il Nino Minciullo, intuendo 50 anni prima di altri la grande crescita urbanistica che sarebbe avvenuta a Capo d’Orlando, grazie pure alla fresca autonomia ottenuta, decise di realizzare, non a Naso ma a Capo d’Orlando, una vera e propria “Fabbrica di corrente elettrica”, cioè la prima centrale termoelettrica moderna della zona “Moderna”, perché a corrente alternata anziché continua, secondo le invenzioni di Tesla.
Per far questo il vulcanico “Minciuddittu” si recò a Milano, precisamente a Sesto S. Giovanni, ove incontrò Ercole Marelli, il quale lo incoraggiò nell’iniziativa. Comprò presso la sua fabbrica tre generatori e due grandi trasformatori statici Marelli. Poi partì per l’Inghilterra, a Manchester, e acquistò due giganteschi motori diesel Crosley da 150 Cv cadauno ed un motore Fischer da 50 Cv.
Siccome Minciuddittu non era esperto di tecnica motoristica ed elettrica (come tutti a quel tempo), intelligentemente affidò la realizzazione dell’impianto a dei tecnici specialisti inglesi, e infine affidò la conduzione tecnica della centrale a Rocco Valenti, validissimo tecnico locale nel campo dell’elettromeccanica.
Il Valenti, durante l’esercizio della centrale, eseguì addirittura una modifica fortemente migliorativa sui motori Crosley, poi adottata dalla fabbrica inglese che lodò il tecnico locale per aver migliorato di molto l’affidabilità dei loro motori.
La centrale elettrica Minciullo entrò in funzione a pieno ritmo nel 1930. In pochi anni venne elettrificata tutta la zona da Capo d’Orlando fino a Naso ed oltre. Rimase in funzione per un quarto di secolo.
L’addetto alla rete elettrica esterna era Salvatore Emanuele, che diventò per tutti “Sabbaturi da luci”. Qualche burlone locale scherzosamente, lo chiamava anche “Bruciafili”.
Molti orlandini coi capelli bianchi ricordano ancora il suono della sirena della centrale elettrica di Minciuddittu, che annunciava il lancio della corrente in rete dopo il fermo. E ricordano pure quei grandi contatori neri della luce e gli isolatori di porcellana bianca attaccati ai muri e ai pali di legno, sui quali erano agganciati i fili della corrente. La tensione a quel tempo era 150 Volt per la monofase e 260 volt per la trifase. Tensioni meno pericolose di oggi che sono: 220 Volt per la monofase e 380 Volt per la trifase.
(Foto sopra e di copertina tratta da “Fratelli Caruso Fotografi” di R. Caruso e G. Librizzi – DAVISION 2013)
Libro d’Onore del Comune di Capo d’Orlando, Armelio Editore