Capo d’Orlando 1919 – 1926 l’Autonomia “… un cuore soltanto … un solo volere”
Affidiamo alla sua prefazione la presentazione del volume “Capo d’Orlando 1919 – 1926 L’Autonomia” – Armenio Editore, frutto di tre anni di ricerche tra archivi pubblici e privati, che hanno consentito agli autori – Giuseppe Ingrillì, Giuseppe Librizzi, Antonino Ravì Monaca e Giuseppe Trusso Sfrazzetto – di restituire una verità storica così come è emersa dai documenti rintracciati.
Il testo è già disponibile nelle librerie di Capo d’Orlando e sarà presentato ufficialmente il prossimo 18 Gennaio presso la Biblioteca Comunale.
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Il percorso dell’autonomia di Capo d’Orlando occupa – per chi vive questa terra – un posto di rilievo nella propria esistenza e racconta una storia che ripropongo brevemente.
Siamo a ridosso della fine della Prima Guerra Mondiale, a soli dieci anni dal disastroso terremoto di Messina ed a pochi istanti temporali dalla marcia su Roma.
Capo d’Orlando è ancora frazione di Naso e un gruppo di cittadini ivi residente, decide di emanciparsi dal “capoluogo” e di accarezzare il sogno di diventare “Comune autonomo”.
La richiesta di un cimitero in cui seppellire i propri cari, l’acquedotto che non funziona e le piccole vicissitudini quotidiane, rappresenteranno il motivo comune per affrancarsi da Naso.
Il regime fascista diventerà, di lì a poco, egemone e sarà di sostegno alla causa degli “orlandini”, entrambi bisognosi di reciproche esigenze: il primo di voti e consenso, i secondi di agganci politici.
Nello sviluppo integrale della vicenda ci si accorge, tuttavia, che mancano all’appello centinaia e forse più tasselli di una storia mai letta di cui si conosce solo il finale e, marginalmente l’inizio, mentre si ignora la parte centrale.
Da ciò lo stimolo per la ricerca di documenti ancora sconosciuti, con la speranza, mai sopita, di trovare qualcosa di nuovo.
Parlando con chi conserva ancora memoria storica di quegli accadimenti si apprendono notizie, aneddoti e figure che insinuano in chi ascolta dubbi e perplessità sulla loro veridicità, convincendoci che il tempo offusca i ricordi e condisce di fantasia le lacune procurate dallo scorrere degli anni travisando, talvolta, i fatti.
Accade, ad un tratto, di avere la “dritta” giusta, di imbattersi, quasi per caso, in tutta una mole di documenti che sono stati sempre lì, quasi ad attendere, racchiusi in faldoni dimenticati.
Confrontando la storia che emerge dai documenti con quella dei racconti verbali, a sorpresa, scopriamo che molti fatti sono realmente accaduti e di altri apprendiamo l’esistenza per la prima volta.
Scorgiamo in essi un disagio, un bisogno profondo: l’autonomia non era una semplice richiesta o un capriccio ma un’invocazione d’aiuto che parte da Capo d’Orlando per arrivare a Roma, passando da Messina, con protagonisti e comparse, tradimenti e colpi bassi.
L’autonomia diventa lotta di popolo e di “classe”, accomuna tutti coloro che vivono un senso di abbandono, da parte del “capoluogo” che trapela dalla lettura delle carte e si coglie dalla portata delle rivendicazioni.
Capo d’Orlando chiede il riconoscimento del diritto di pari dignità e di ugual trattamento di un qualsiasi quartiere o contrada del territorio di Naso.
Dai documenti, emerge come l’idea dell’autonomia si sia evoluta in un progetto, attuato in seguito con una ben definita strategia politica che l’attento lettore saprà comprendere, riuscendo financo a tracciare un profilo psicologico dei singoli protagonisti.
Il pensiero di Mancari, Micale, Conforto, Paparone e Mollica, i registi dell’autonomia, prende corpo in modo eloquente restituendo a questi personaggi il loro prezioso valore.
Questo è il racconto dell’autonomia, che per noi inizia con il primo documento del 1919, prosegue e si compie, per quello che riguarda il presente lavoro, con gli atti del 1926.
Da quel momento in avanti inizierà un’altra storia.
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Questa pubblicazione ha per Capo d’Orlando lo stesso valore di un tesoro, è la riscoperta di un capitolo di storia scritto e spesso dimenticato; desideriamo offrirlo alle nuove generazioni, che devono proiettarsi nel futuro con la piena consapevolezza del proprio passato.
Il Presidente di SiciliAntica Capo d’Orlando
Giuseppe Ingrillì