Capo d’Orlando, San Gregorio e il Semaforo nelle parole e nelle immagini di un viaggiatore russo dell’800
Semaforo è il nome di una località del Comune di Capo d’Orlando posta sulla collina a sud del Monte della Madonna sulla cui sommità è ubicata una struttura di proprietà della Marina Militare detta, per l’appunto, Semaforo, che serviva per il controllo del traffico marittimo.
Tramite mio padre ero a conoscenza del legame esistente tra il toponimo e la suddetta struttura temporalmente vagamente collocata nella prima metà del Novecento. Nulla di più, però. Perlomeno fino a quando, mentre ero alla ricerca di notizie sull’antica città di Agathyrnon, non mi imbatto curiosamente in un estratto di una traduzione in italiano di uno scritto dell’Ottocento in lingua russa.
La storia di questa ricerca sul Semaforo s’intreccia, difatti, con quella dei viaggiatori stranieri in Sicilia, in particolare con il russo Avraam Sergheevič Norov e il suo viaggio effettuato nel 1822 in cui descrive, tra l’altro, la sua piacevole breve sosta a Capo d’Orlando.
Visto che normalmente tali viaggiatori sono anche illustratori, o comunque da essi accompagnati per immortalare alcuni luoghi visitati, consulto il testo originale in cerca di una qualche illustrazione del nostro territorio. Proprio il frontespizio mi offre l’immagine di un panorama familiare. È lo stesso Norov a fugare ogni dubbio sull’identificazione della località illustrata.
Del disegno mi colpisce la ricchezza dei dettagli rappresentati e in particolare una striscia verticale che ai miei occhi ha richiamato la forma di un’asta o di un traliccio che seguendo le indicazioni descrittive di Norov identifico – anche se non con iniziale certezza – con il telegrafo da lui menzionato.
Un amaro sorriso mi è stato strappato da quella longilinea presenza antesignana dei ripetitori radiotelevisivi che più di un secolo e mezzo dopo avrebbero invaso l’area circostante deturpandone – insieme ad altre strutture ivi oggidì presenti – il paesaggio impedendo, inoltre, un’eventuale pubblica fruizione di uno dei luoghi più panoramici di Capo d’Orlando.
Confrontandomi sulla questione della presunta asta e sulla sua identificazione con un telegrafo mi giunge un suggerimento da Nino Ravì, di SiciliAntica Capo d’Orlando, sulla possibilità che possa trattarsi di un cosiddetto “Telegrafo ottico“.
Immediate ricerche fanno emergere che tali strutture sono dette anche Semaforo. Inizia, così, in brevissimo tempo un intenso lavoro di documentazione non ancora concluso.
Godiamoci, intanto, quella che può essere, dunque, considerata un’anteprima non rappresentativa del materiale ad oggi in possesso che per brevità non è stato possibile qui inserire ritenendo opportuno il rimandare a futura pubblicazione una più dettagliata e approfondita trattazione.
A Capo d’Orlando … tra frutti di gelso offerti, case-magazzino e un telegrafo
L’erudito e poliglotta Norov, nonostante una gamba amputata in un conflitto durante le guerre con Napoleone, intraprende vari viaggi tra cui quello in Sicilia nel 1822. In questo caso, in compagnia di Fedor Mikhailovich Matveev – anziano illustratore suo connazionale che viveva a Roma – e di una terza persona – un colonnello non ben identificato – visiterà l’intera Isola toccando varie località.
Provenendo da Palermo, con un battello affittato per raggiungere Messina, effettua una breve sosta a Capo d’Orlando descrivendone, tra qualche richiamo storico, luoghi e piacevoli situazioni vissute.
Alle quattro di pomeriggio si è alzato il vento e siamo partiti da Cefalù. Abbiamo girato intorno al capo Rosicelbi e ci siamo diretti velocemente verso il capo Orlando. […]
Siamo passati davanti ad un grande paese che si chiama Caronia, che nell’antichità si chiamava Kalacta; é situato sulle pendici di una pittoresca e fertile collina; questa posizione giustifica il suo nome greco (Καλεακτε) che significa felice riva. Avvicinandosi al Capo Orlando si vede il paese di San Marco, dove forse si trovava l’antica città di Agathyrnum.
Al tramonto eravamo nei pressi di Capo Orlando. Sull’estremità del capo c’è una rocca che ha la forma di un cono tronco, coronato da un antico castello, la costruzione del quale attribuiscono al paladino Rolando.
Fazello riporta alcune testimonianze dell’esistenza di resti delle antiche costruzioni sul Capo Orlando. Cluverio afferma che su questo promontorio si trovava Melacta, città nominata soltanto da Silio.
La rocca di Orlando si distingue per il suo bell’aspetto; da un versante essa presenta la roccia nera delle cui spaccature escono i rami dei cactus; dall’altro versante, che è meno scosceso, affiorano delle lastre di pietra grigia; la rocca è circondata da scogli subacquei.
Attaccata alla rocca c’è una collina sabbiosa sulla cima della quale si trova il telegrafo, mentre sotto, sulla pianura rivierasca, si trovano le case degli abitanti, che somigliano più a magazzini.
Abbiamo girato intorno al promontorio coi remi, così ho avuto il tempo di disegnarlo. Quando il cielo è limpido, da qui si vede Palermo e capo Gallo.
Dopo il Capo Orlando si trova un piccolo golfo con le coste ricoperte da allegri frutteti, tra i quali ci sono poche case abitate. Abbiamo attraccato davanti alla capanna di un pescatore per rifornirci di acqua fresca.
La casetta stava all’ombra degli alberi di gelso. Ho approfittato dell’occasione per rinfrescarmi facendo il bagno nel mare; il pescatore ci ha offerto i frutti del suo albero di gelso, che hanno rappresentato un piatto da dessert per la nostra cena.1
La bella e accurata descrizione del nostro territorio non riguarda solo il centro abitato, ma anche il borgo di San Gregorio lì dove Norov riceve dal pescatore l’omaggio dei frutti di gelso e approfitta per fare un bagno a mare.
Alla già suggestiva descrizione possiamo aggiungere un altrettanto suggestivo disegno del lato di ponente del Monte con il “Semaforo” e parte del centro abitato visti dal mare, come d’altronde lo stesso Norov ci annuncia.
La non perfetta proporzione tra il Monte e la retrostante collina mi aveva fatto sorgere l’iniziale dubbio – confortato anche dalla presenza in alcune fotografie degli anni ’20 del Novecento di una struttura appena accennata di forma cilindrica2 – che il luogo dove era stata posta l’asta da Norov fosse la parte sottostante al Semaforo3.
Dubbio volatilizzato a seguito di una più accurata osservazione del disegno con il suo gioco di luci e ombre. Nel disegno di Norov, sulla torre in cima al Monte, è visibile, inoltre, una struttura piramidale (Figura 2).
La forma potrebbe richiamare un fano, cioè una “macchina” che attraverso il fuoco di sera e il fumo di giorno permetteva la comunicazione a vista tra le torri di guardia. Ma potrebbe trattarsi anche del palo per la comunicazione visiva attraverso le bandiere (Figura 2).
Di esso abbiamo notizia sul finire degli anni ’20 del Novecento posizionato al Semaforo e privo ormai di alcuna reale funzione dai racconti del regista e produttore cinematografico Turi Vasile che nella struttura della Marina Militare vi abitò da ragazzino sino all’età adolescenziale.
Non si esclude nemmeno il contemporaneo iniziale funzionamento sul castello del Monte di un fano e del sistema di segnalazione con bandiere trasferito magari al “Semaforo” a seguito dell’istituzione – che dai decreti reali di Casa Borbone risale al 1816 – del sistema di telegrafia ottica, nonché successivamente al passaggio di Norov nel 1822 che ancora lo attesta sulla torre sempre se di asta per comunicazione con bandiere trattasi.
In Sicilia, difatti, quasi tutte le torri di guardia costiere costruite nei secoli precedenti e che comunicavano tra loro attraverso l’antico sistema dei fani, erano state riutilizzate per il nuovo servizio di comunicazioni telegrafico così come previsto dal “Piano per lo stabilimento di un telegrafo per l’isola di Sicilia” redatto dalla Deputazione del Regno di Sicilia nel 1799 prevedendo “di stabilirsi un Telegrafo, per lo meno di segnali, da eseguirsi il giorno con Bandiere, e la notte con fuochi, e razzi“. In alcuni casi per i telegrafi furono utilizzati anche luoghi elevati come alture, campanili o castelli fungendo da ponte nelle comunicazioni ottiche con le torri costiere.
Il telegrafo ottico o Semaforo di Capo d’Orlando
Come postazione telegrafica o semaforica Capo d’Orlando appare nel decreto reale n. 545 del 15 novembre 1816, che organizza il servizio telegrafico – dopo l’aumento del numero di postazioni decretato il 14 settembre dello stesso anno – nell’ancora per poco Regno di Sicilia4.
Essa diviene la postazione di confine di uno de due dipartimenti con cui era stato strutturato il servizio nell’Isola.
Non avendo al momento in mano un documento che attesti la realizzazione del telegrafo ottico nell’attuale località Semaforo supponiamo che essa sia avvenuta nel 1816 con la riorganizzazione del servizio. Di certo, sappiamo dalla descrizione di Norov che nel 1822 era lì.
In questo caso con “telegrafo” ci si sta riferendo alla telegrafia ottica – non essendo ancora stata inventata quella elettrica – ossia quel sistema di comunicazione a vista effettuata tramite apposite strutture e macchine nonché codici da trasmettere e decodificare di postazione in postazione fino al destinatario ultimo del messaggio riguardante ordini o comunicazioni per le Autorità Civili e Militari.
Le comunicazioni potevano avvenire anche con le imbarcazioni in transito nell’antistante specchio di mare in quanto la funzione del telegrafo era anche di controllo della navigazione e del traffico marittimo oltre che di avvistamento di navi corsare.
Nel 1818 un nuova e più complessa riorganizzazione del servizio, che ha anche istituto il Corpo Telegrafico, inserisce la postazione di Capo d’Orlando nel Circondario di Patti facente parte del V Dipartimento, quello di Messina5.
A Capo d’Orlando è indicata la presenza di Segnalatori di 1a, 3a e 4a classe, cioè impiegati addetti alla trasmissione dei segnali e assimilati rispettivamente al grado militare di Sergente Maggiore, Caporale e sotto-Caporale della Real Marina cui il servizio era affidato.
Il telegrafo a Capo d’Orlando lo ritroviamo attestato ancora nella “Guida statistica su la Sicilia e sue isole adjacenti” del 1844, così come nel giornale “La Costanza” del 6 aprile 1849 durante la guerra siculo-napolitana.
La strutturazione del servizio telegrafico nel corso degli anni subì varie modifiche, in particolare nel 1857 con la realizzazione della telegrafica elettrica in Sicilia e il suo collegamento con la parte continentale attraverso la deposizione dei cavi sottomarini nello Stretto.
La prima linea elettrica in Sicilia collegava Messina con Palermo seguendo il percorso della via Ferdinandea, la successiva Settentrionale Sicula. L’inaugurazione non fu impeccabile a causa di un guasto alla linea a seguito di un temporale nei pressi di Milazzo che comportò, per intervenire alla riparazione del danno, l’utilizzo del vecchio sistema ottico rimasto come impianto sussidiario.
Nel luglio del 1860 il telegrafo di Capo d’Orlando fu molto attivo nello scoprire e segnalare la presenza di diverse barche “cariche di truppa italiana” alcune delle quali avevano dato fonda proprio di fronte la costa orlandina. Erano le operazioni antecedenti all’assedio garibaldino del castello di Milazzo.
Nel 1861 il re del neo Regno d’Italia con decreto N.213 del 14 novembre sopprime il servizio telegrafico ottico nelle Province Napolitane e Siciliane.
Successivamente si decide di riattivare il servizio in tutto il regno anche se con un numero notevolmente ridotto di stazioni semaforiche.
Più ci avviciniamo ai nostri giorni e meno, paradossalmente, notizie abbiamo sul Semaforo di Capo d’Orlando. A gennaio del 1909 fu riattivata temporaneamente la rete ottica Capo d’Orlando-Eolie-Capo Vaticano per sopperire ai danni alla linea telegrafica elettrica causati dal terremoto di Messina del 28 dicembre 1908.
Alla fine degli anni ’20 del Novecento Turi Vasile – che vi abitò per una decina d’anni essendo il padre Sottufficiale della Regia Marina – nei suoi vari romanzi ci descrive un Semaforo ormai in disuso con la presenza sia del telegrafo elettrico sia dei segnalamenti con le bandiere, ma senza più alcuna reale funzione.
Oggi la struttura semaforica appartiene ancora alla Marina Militare ed è in concessione ad una famiglia di Capo d’Orlando.
Marcello Russo
NOTE
1 http://www.sicilia-russia.it/ru/catalogo-dei-libri-in-lingua-russa/biblioteca-russa. Consultato il 23-10-2020
2 Non è stata possibile al momento l’identificazione della natura e dello scopo. Potrebbe trattarsi di una cisterna o “gebbia”.
3 Dove oggi sorge il Residence La Collinetta per intenderci.
4 Ferdinando III di Sicilia e IV di Napoli cancellerà il plurisecolare Stato siciliano con il decreto n.565 “Legge fondamentale del Regno delle due Sicilie” dell’8 dicembre 1816 accorpando il regno di Sicilia a quello di Napoli e divenendo così Ferdinando I del Regno delle due Sicilie. Fu un atto arbitrario e un abominio contrario a quanto stabilito dal Congresso di Vienna (1815) che si era limitato a “restaurare” i Borbone sul trono di Napoli, per di più se si considera che il Regno di Sicilia (filo inglese) era uscito vincitore dalle guerre napoleoniche a differenza del Regno di Napoli di Murat. I due ex regni ebbero amministrazioni separate con l’istituzione in Sicilia della Luogotenenza che subiva, però, tutto il peso decisionista e accentratore della monarchia napoletana. L’annessione del regno di Sicilia a quello di Napoli, perché in tale ottica va considerato il Regno delle due Sicilie, creerà una lacerazione non più sanabile tra i siciliani e i Borbone che, dopo varie rivoluzioni indipendentiste (quella del 1848 portò alla ricostituzione per 16 mesi dello Stato siciliano), porterà al definitivo sconquasso del 1860 e da cui ne usciranno entrambi soccombenti a favore del terzo incomodo, il Regno di Sardegna (leggasi Piemonte).
5 Nei “Domini al di là del Faro”, ossia l’ex Regno di Sicilia, i due Dipartimenti del servizio telegrafico (Messina e Palermo) dipendevano dal sotto-Direttore che risiedeva a Palermo e che era a sua volta alle dirette dipendenze, ma poteva anche farne le funzioni in caso di emergenza, del Direttore Generale del Corpo Telegrafico e quest’ultimo agli ordini del Segretario di Stato Ministro di Marina anello di congiunzione con i Sovrani. Nei “Domini al di qua del Faro”, quelli continentali, per coordinare i vari Dipartimenti con il Direttore Generale vi era, invece, la figura dell’Ufficiale di Dettaglio.
FONTI NON CITATE NEL TESTO E NELLE NOTE
- Norov Avraam Sergheevič, Viaggio in Sicilia nel 1822, S. Pietroburgo, 1828.
- Guastalla Enrico, Carte di Enrico Guastalla. Ordinate per cura di B.L. Guastalla, Alfieri & Delacroix, 1921.
- Morea Giuseppe, Sunto delle leggi e decreti reali per le armate di terra e di mare del Regno delle Due Sicilie, Napoli, 1838.
- Di Matteo Salvo, Viaggiatori stranieri in Sicilia dagli Arabi alla seconda metà del XX secolo, ISSPE, Palermo, 1999.
- Lo Cascio Pippo, Comunicazioni e trasmissioni: la lunga storia della comunicazione umana dai fani ai telegrafi, Rubbettino Editore, 2001.
- Pelosi G., Cantoni V., Falciasecca G., (a cura di), Storia delle telecomunicazioni, Firenze University Press, 2011.
- Provenza Giuseppe, Il telegrafo elettrico in Sicilia, in Rassegna delle poste, dei telegrafi e dei telefoni, Anno VII-n.1, Roma, gennaio 1935.
- Piromalli Antonio, Itinerario culturale di Turi Vasile, in PAGINE SICILIANE, Messina, Sicania, 1992.
- Vasile Turi, Morgana, Avagliano editore, 2007.
- Vasile Turi, Silvana, Avagliano editore, 2008.