La foto che anticipa la storia, 95 anni fa l’Autonomia di Capo d’Orlando
di Giuseppe Ingrilli, Antonino Ravì Monaca
Il 27 settembre 1925 è la data che sancisce ufficialmente l’Autonomia di Capo d’Orlando da Naso, in quella domenica di 95 anni fa, l’ideale autonomistico, tanto sognato e caparbiamente difeso, si trasformò in realtà, l’inaugurazione del comune segnò l’inizio di una nuova vita amministrativa per un’intera comunità.
Le immagini fotografiche che preservano la memoria di quel giorno, scandiscono, in una successione di cinque scatti, i momenti salienti.
Apre la sequenza, l’arrivo sulla spiaggia in idrovolante dell’allora Ministro dei Lavori Pubblici, Giuseppe Giuriati, per la gioia dei molti bambini presenti che probabilmente non avevano mai visto una tale “meraviglia” arrivare dal cielo.
Gli scatti successivi ritraggono l’On. Giuseppe Gentile, il prefetto della Provincia di Messina e le altre autorità in attesa sul bagnasciuga, ci svelano Piazza Duca degli Abruzzi e la temporanea casa Comunale addobbate a festa, con la presenza di rami di palme, corone e altarini.
Una scenografia perfetta, organizzata nei minimi particolari, con il palco delle autorità a fare da quinta scenica per la rappresentazione del momento d’esaltazione collettiva: l’affaccio dal balcone del Ministro per la solenne proclamazione che sancisce l’elevazione della frazione in Comune e la simbolica presa di possesso della sua prima sede istituzionale.
Nelle foto tanti uomini in divisa, le camice nere figlie di quell’epoca, la banda pronta ad intonare marce e inni, tanto che ancora oggi, se avessimo la possibilità di chiedere ad uno di quei bambini del 1925 la sua impressione, ci avrebbe raccontato con gioia e stupore la felicità di quella giornata di festa impressa nella sua memoria.
Ma c’è una foto, che non è presente tra queste, che oggi, più delle altre, è l’iconica rappresentazione del trionfo autonomista, manifesta coraggio, determinazione e orgoglio composto per l’obbiettivo finalmente raggiunto, dopo un’intensa giornata vissuta a Roma, in lunghi corridoi ad aspettare una chiamata nelle stanze del Ministero della Guerra.
Questo fermo immagine mantiene celata la sua storia, persa nel tempo e che rivive nei racconti della “romanina” Adriana Passaniti, nipote di Basilio Conforto, colei che con nostalgia e affetto ce la consegna.
E’ il 7 agosto 1924, mancano ancora 13 mesi a quel 27 settembre 1925, siamo nel Gabinetto del Ministro della Guerra, alla presenza del Ministro il Gen. Antonino Di Giorgio originario di San Fratello.
Nella stessa stanza sono stati convocati i rappresentanti dei due comitati Pro e Contro l’Autonomia che si sono dati battaglia negli ultimi anni a colpi di comizi e proclami.
Si ritrovano per la prima volta, uno di fronte all’altro i due fronti contrapposti, quelli che hanno rappresentato due entità unite fino ad ieri, ma oggi divise, Naso e Capo d’Orlando.
Ognuno degli astanti sa che in quella stanza è giunto il momento delle decisioni, sanno che l’intervento dello Stato è risolutivo a chiudere un contenzioso che si protrae già da tre anni: Naso non riesce a darsi un governo della città per l’opposizione ferma della frazione di Capo d’Orlando, decisa a diventare Comune autonomo.
Da parte di Naso si sa già che, forse, sarà una sconfitta dolorosa, amara, la colorazione politica non aiuta, non si trovano più argomenti comuni con il Governo, gli appoggi sono saltati, ma è necessario per il bene del paese ritrovare quella tranquillità e quella continuità amministrativa che porti di nuovo alla normalità e si spera che tutto questo accada senza mortificare troppo la popolazione del “capoluogo”.
Da parte di Capo d’Orlando l’essere lì è già una vittoria, la fine di un lungo e caparbio percorso, un riconoscimento alla lunga resistenza alle pressioni politiche avverse, all’aver scansato falsi appoggi elettorali, aver smascherato bislacchi accordi sotto banco, quel luogo rappresenta la ferma volontà politica, la concreta certezza che l’agognato risultato è a portata di mano e verrà raggiunto, anche perché sono stati fatti i passi giusti, figli di una visione politica simbiotica con la classe dirigente.
Parla il Gen. Di Giorgio: il Governo per bocca di sua Eccellenza – il Capo di Governo Benito Mussolini – ha espresso l’intenzione di porre fine allo stallo, la frazione di Capo d’Orlando diverrà Comune autonomo e la città di Naso potrà andare ad elezioni. Non c’è possibilità d’appello o di replica, tutto è stato deciso ai piani alti, l’ordine pubblico non dev’essere più turbato, non resta che firmare il verbale della seduta e tornare in Sicilia.
Sbrigati i passaggi formali, i due comitati, con animo differente, salutano con deferenza e rispetto e vanno via, non percorreranno la strada di ritorno insieme, per i cinque del comitato Orlandino c’è ad attenderli un fotografo che, con perizia e studiata scenografia, immortalerà quella memorabile giornata romana.

Da sinistra a destra, in piedi: Ernesto Mancari e Cono Micale Alberti. Seduti: Francesco Mollica, Basilio Conforto e Paolo Paparone (per gentile concessione di Adriana Passaniti – Elaborazione da bianco e nero a colori di Nino Ravì)
Questa foto, dicevamo prima, è forse messa in secondo piano rispetto alle altre più famose, il motivo è che non rappresentando un momento di gioia collettiva, resta sempre un passo indietro, anticipa i tempi. Resta così confinata in un ambito familiare, ad uso e consumo personale, forse l’unico vezzo concessosi prima della festa ufficiale che verrà condivisa con tutta la popolazione.
Crediamo che questa immagine oggi rappresenti in assoluto la ribalta dell’Autonomia e che debba diventarne il suo simbolo manifesto di quella gloriosa epopea.
L’aver per ragioni pratiche, fino ad oggi rivolto l’attenzione della commemorazione del 27 settembre a quei singoli monumenti, dedicati postumi ad Ernesto Mancari e Cono Micale Alberti, rappresenti l’intrinseco limite dell’aver dimenticato gli altri tre, marca una mancanza notevole di tutta Capo d’Orlando e delle Amministrazione che si sono succedute.
Con l’odierna consapevolezza dello svolgimento dei fatti dell’Autonomia, anche grazie al nostro studio pubblicato nel volume “Capo d’Orlando 1919 – 1926 l’Autonomia“, è giunto il momento di porvi rimedio, completando quel percorso di memoria storica che ridia pari dignità a tutti e cinque i padri autonomisti.
Il Comune di Capo d’Orlando, deve avere la sensibilità e la volontà di creare uno spazio commemorativo all’altezza del suo momento storico e al riconoscimento della grandezza morale di quegli uomini, figli di questa terra, che hanno sacrificato il loro bene personale mettendolo a disposizione di una causa più alta, il bene comune.
Il nostro impegno ad oggi è quello di voler proporre di trasformare quella fotografia in una lastra di bronzo, che posta sulla facciata del Comune, possa rendere il dovuto omaggio a Basilio Conforto, Paolo Paparone, Cono Micale Alberti, Francesco Mollica ed Ernesto Mancari, i cinque fautori dell’Autonomia, perpetuandone così la gratitudine in un ricordo visivo, trasformandolo in un luogo della memoria.
Ad oggi è una dato di fatto che le amministrazioni del tempo abbiano voluto esprimere omaggio solamente alla data dell’Autonomia con l’intitolazione di una via, la XXVII settembre, che però non soddisfa e non assolve il compito di perpetuare la memoria storica.
Si potrebbe caratterizzare quello spazio vuoto tra l’ingresso del Comune e la villa comunale, con l’intitolazione di “Piazza dell’Autonomia”, ponendo rimedio a tanta dimenticanza e creando un luogo preposto alle celebrazioni degli anniversari del 27 settembre.
E’ solo riconoscendo i giusti meriti ai nostri padri fondatori, rendere giustizia e non dimenticare, trasmettere alla generazioni future quel senso di appartenenza a quei valori di unità, coesione e solidarietà sociale, che possiamo guardare fiduciosi al cammino che Capo d’Orlando ha ancora da compiere, perché solo così possiamo affermare la volontà di camminare con orgoglio e a testa alta sulla strada già tracciata in quel lontano 27 settembre 1925.
“Chi non ha radici non ha nemmeno frutto”
Le cartoline riprodotte nell’articolo sono di proprietà di A. La Rosa. Per gentile concessione degli eredi di Ciccio La Rosa che custodì con dedizione le immagini dell’Autonomia.