Alla “Bula” di Tortorici per scoprire gli antichi riti
Siamo andati a Tortorici a vedere la Bula, un antico rito che il cristianesimo, non riuscendo evidentemente a debellare, ha inglobato nelle cerimonie per San Sebastiano. I festeggiamenti in onore del Santo prevedono anche la processione dell’alloro, un corteo sacro che ritroviamo in altre feste in Sicilia e in particolare sui Nebrodi.
In questo breve scritto – dopo una piccolissima premessa sulla simbologia dell’albero – parlerò dell’uso rituale dell’alloro sui Nebrodi e, infine, della festa di San Sebastiano.
Marcello Russo
Simbologia dell’albero
Alberi sacri, riti e simboli vegetali s’incontrano nella storia di ogni religione, nelle tradizioni popolari del mondo intero, osserva Eliade, il quale aggiunge che “l’albero rappresenta il Cosmo che si rigenera senza interruzione”. Niente meglio dell’albero, infatti, poteva esprimere il rinnovarsi della natura, il ripetersi del tempo. Le sue caratteristiche naturali ne hanno in sostanza favorito il processo di simbolizzazione.
In Sicilia, elementi vegetali e più specificatamente arborei, sono presenti in numerose feste patronali, mariane, e in misura rilevante, nelle celebrazioni del ciclo pasquale.
Feste dell’alloro
All’interno delle numerose celebrazioni religiose siciliane compare l’uso rituale di rami e fronde di alloro. Questa pianta si trova nelle feste pasquali insieme alla palma e all’ulivo; più spesso da sola nelle feste mariane e soprattutto in quelle patronali, in quest’ultimo caso specialmente nel territorio dei Nebrodi. Qui ritroviamo processioni dell’alloro a Naso per la festa della Madonna delle Grazie, a Tortorici per San Sebastiano, a San Marco d’Alunzio per San Basilio, a Ficarra per Maria SS. Annunziata, oltre che nelle varie festività a Capizzi, Troina, Regalbuto, Cerami, Gagliano Castelferrato.
Nella maggioranza delle feste vi è una partecipazione circoscritta del clero che può andare da una finale benedizione dei rami come avviene a Regalbuto, Gagliano e Tortorici, ad una più rara e disertata messa come a Troina e Naso. A San Marco d’Alunzio, i preti non compaiono né prima né dopo la festa.
I momenti fondamentali delle feste sono il pellegrinaggio, l’allestimento dell’albero e la processione dell’alloro. Non tutti e tre sempre presenti in una festa, ma dove non lo sono, spesso, si scopre, in base a testimonianze, una originaria presenza.
Il pellegrinaggio si caratterizza come un passaggio dal cosmo ordinato al mondo dell’oltretomba; in questo senso il pellegrino affronta una prova iniziatica. In questo viaggio è possibile leggere una fuoriuscita dal sicuro cosmos ordinato del paese verso un caos allo scopo di recuperare energie necessarie alla sopravvivenza del gruppo.
Le analogie tra le varie feste dell’alloro presenti sui Nebrodi sono tali da permettere di parlare di un unico complesso celebrativo e legato con molta probabilità al culto dionisiaco che si ritiene sia stato, qui, molto radicato.
La presenza del fuoco nelle feste patronali
Si può attribuire una duplice funzione al fuoco: distruggere i mali e le colpe accumulatisi nel periodo precedente; e difendersi dai morti, dagli spiriti, ecc. – forze ritenute pericolose, ma necessarie alla vita essendone i propulsori della rigenerazione vegetativa – che popolano il mondo degli uomini nei tempi di crisi che sono le date di passaggio stagionale.
La maggior parte delle feste caratterizzate dall’accensione di falò rituali, in particolare quelle che si svolgono nel periodo che va da dicembre a marzo, possono dunque essere lette come cerimonie originariamente dirette a rifondare il ciclo dell’anno.
L’accensione dei falò all’interno del centro abitato può derivare da un’operazione di purificazione dello spazio urbano, e in questo senso può essere vista la processione della Bula a Tortorici.
San Sebastiano a Tortorici
Il periodo festivo dura dal 1° gennaio all’ottava (la domenica più vicina al 27-28). La processione dei rami di alloro si svolge la mattina della domenica più vicina al 13 gennaio; sono presenti anche rami di agrifoglio.
La sera prima della processione avviene la festa della bula in cui vengono portate in processione torce costituite da fasci di bula, in siciliano detta disa (inflorescenza dell’ampelodesma). I residui delle torce vengono buttati l’uno sull’altro formando un grande falò davanti la chiesa. Sulle fiamme ancora alte i giovani danno vita a giochi di agilità saltando fra di esse singolarmente o a coppia.
La domenica mattina dalle varie contrade del paese affluiscono i fedeli del Santo, singolarmente o per gruppi, recando in spalla rami o alberelli di alloro e agrifoglio. L’addobbo dei rami è povero: qualche nastrino e fiocco, a volta arance e mandarini.
Si attende l’arrivo della vara di Sant’Antonio che segna l’inizio della processione. La processione non è lunga, ma comunque faticosa per chi porta i rami. Al suo termine c’è la benedizione.
A Tortorici manca il pellegrinaggio collettivo per la raccolta dei rami anche se l’esistenza è attestata da alcune fonti scritte del passato. Ogni frazione ha, comunque, una zona di raccolta dell’alloro.
I festeggiamenti per San Sebastiano si concludono con la processione del fercolo e dei nudi, scalzi e vestiti di bianco, il lunedì della settima successiva.
FONTI
– Buttitta Ignazio E., “Continuità delle forme e mutamento dei sensi. Ricerche e analisi sul simbolismo festivo”, Bonanno Editore.
– Buttitta Ignazio E., “Feste dell’alloro in Sicilia”, Fondazione Ignazio Buttitta.
– Buttitta Ignazio E., “Le fiamme dei Santi. Usi rituali del fuoco in Sicilia”, Maltemi Editore.
Marcello Russo