Capo d’Orlando, 1919-1925, le lotte per l’Autonomia.
di Giuseppe Ingrillì
Nel descrivere oggi, a distanza di quasi cento anni, le cause che portarono alle lotte per l’Autonomia di Capo d’Orlando, è doveroso fare una premessa così da sgomberare il campo da facili congetture o contaminazioni storiche prive di logicità, inquadrando, dopo la lettura dei documenti d’archivio, gli eventi come vicende a sé stanti, che non possono avere origine, e ancor di più non possono essere collegate nel tempo a nessun altro evento storico al di fuori dell’intervallo che va dal 1919 al 1925.
L’Autonomia è di fatto un movimento di popolo, che cova segretamente nei desideri della borgata e si palesa nel 1919, per la ferma volontà di un gruppo di cittadini insoddisfatti dalle risposte agli annosi problemi e dalla deludente gestione amministrativa da parte del capoluogo di riferimento Naso, e che si conclude ufficialmente il 27 settembre del 1925. Niente è espresso o rivendicato prima del 1919, tutto si palesa nel momento stesso in cui una comunità civile di onesti lavoratori si sente tradita in quella che è il quotidiano bisogno di servizi e di risoluzione dei disagi.
Prima del 1919 c’è un territorio, quello di Naso, che ha una sua storia stratificata nei secoli, nel quale convivono aggregati due capisaldi lontani con problematiche diverse che s’innestano nel quotidiano. Questa dualità costruita su scelte amministrative condivise da comune appartenenza, sono strutturati fra il centro di Naso, naturale luogo di gestione e la borgata di Capo d’Orlando, strategica base di lancio per agganciare l’entroterra allo sviluppo in itinere.
Le scelte di Naso sulla marina determinano sviluppo e lanciano tutto il territorio verso la modernità, non privandola di quelle occasioni che si propongono per ammodernare e dotarla di infrastrutture strategiche. Saranno queste scelte a determinare il boom edilizio e l’appetibilità della marina, contribuendo ad una rapida e forte espansione urbana.
Già nel 1879 la strada Capo d’Orlando-Naso-Randazzo costituisce, per gli amministratori di Naso, un’occasione da cogliere, perché fornisce una via d’interscambio per i commerci con l’interno dell’isola. L’approdo sotto il monte non basta più, i traffici marittimi rappresentano un vecchio sistema, il carico e scarico delle merci fa perdere tempo e si sa negli affari il tempo è denaro. Ora è la ferrovia il futuro e Naso ci crede, tanto che in poco tempo la stazione Naso-Capo d’Orlando costruita e inaugurata nel 1893 diventerà il volano per lo sviluppo di tutto il territorio, rappresentando un’occasione unica di crescita.
La stazione di Capo d’Orlando fungerà da porta d’ingresso di Naso, un biglietto da visita che qualifica un centro e tutto il suo territorio. Gli amministratori le riconosceranno questo ruolo e investiranno in azioni di pulizia e di controllo delle condizioni igienico-sanitarie, segno d’attenzione e di cura verso la borgata.
Ma il centro è lontano, ben 14 chilometri di salita e altrettanti di discesa e già dal 1889 si rappresenta la necessità d’avere un cimitero nelle vicinanze della borgata, ma senza avere risposta concreta dall’amministrazione del tempo. Il problema dell’acqua si accentua man mano che aumentano gli abitanti della borgata, si cercano soluzioni e così con volontà manifesta nel 1892 il Comune di Naso sembra prendere a cuore il problema idrico.
Nel 1904 l’incarico per la nuova conduttura che da Maina porti acqua all’assetata Capo d’Orlando non dà i frutti sperati, si cercano le condizioni migliori per non creare disagi e malumori, vengono addotti nuovi pozzi, Naso cerca soluzioni, ma Capo d’Orlando soffre la sete e la distanza.
La politica annaspa, non riesce a risolvere essenziali problemi per la frazione e neanche un comitato di borgata a guida dell’avv. Letizia ha migliore fortuna: recatosi a Messina per un incontro con il Prefetto verranno travolti dall’immane tragedia del terremoto del 1908 non facendo più ritorno.
Alla borgata sembrano poca cosa l’istituzione di una delegazione di Stato civile nel 1910, che mitiga in parte l’insoddisfazione dei cittadini, così come le delibere per dotarla di un Piano Regolatore nel 1911, anche l’istituzione della Caserma dei Reali Carabinieri di Capo d’Orlando non calma gli animi. La borgata vuole sempre più attenzione, vuole riconosciuto un ruolo, vuole avere una stabile rappresentanza politica in Comune, dei consiglieri eletti che li rappresentino portando le istanze della marina sui banchi del Consiglio. Il gioco stesso della Giunta, del Sindaco e del Consiglio Comunale di Naso sull’attribuzione della sezione elettorale alla borgata sembra ricalcare quello del gatto con il topo. Ma i solleciti delle istituzioni e la legge non lascia spazio ai giochetti, si attribuiscono alla marina due consiglieri e Naso deve adattarsi.
Accade però che la normale amministrazione del territorio viene scossa da una richiesta e una sollecitazione improvvisa, quasi come un terremoto politico, che si palesa il 12 dicembre 1914, il consiglio riunito in sessione straordinaria ha come oggetto l’allargamento dell’ufficio di Stato Civile di Capo d’Orlando. In verità, la proposta alla Giunta è pervenuta da qualche mese direttamente dal Sottoprefetto, ma il Sindaco prende tempo. La seduta si apre con la discussione, e i rinvii sono serviti a comprendere meglio la natura e il fine della strana richiesta. Le pressioni arrivano direttamente dal Ministro di Grazie e Giustizia di Roma, il dicastero dà voce ad una interlocuzione proposta da alcuni cittadini della frazione. Il tranello è così scoperto e unito all’assenza dei consiglieri Lodato, Galipò e Conforto rappresentanti della borgata, indispettisce ancor di più Naso. La richiesta è una imposizione dall’alto, la borgata ha scavalcato il centro, l’allargamento richiesto alle contrade di San Gregorio, Certari, Scafa e Piana, trova il Consiglio Comunale di Naso fermo nel respingere tale proposta, vedendola come un preludio architettato per una sicura e certa determinazione in Comune autonomo della borgata. Varie le argomentazione dei consiglieri che si concentrano sullo sforzo verso la frazione per dotarla di una rete d’illuminazione notturna, di un servizio di carrozza fra il centro e la borgata, ribadendo come le nomine di una guardia municipale, della levatrice, del medico condotto, dello spazzino, e della costruzione delle scuole siano il chiaro segno dell’attenzione e dello sforzo, anche economico, di Naso verso la marina.
Naso si sente tradita e offesa ed è proprio in questo frangente che il dialogo diventa problematico, qualcosa si incomincia a incrinare nei rapporti tra i due poli urbani, non ci si fida più dei rappresentati della borgata, certe concessioni richieste alle istituzioni nazionali prima che a Naso vengono viste come eccessive.
Con un improvviso avviso il Ministero il 26 febbraio del 1915 comunica al Consiglio Comunale di Naso l’allargamento di fatto dell’Ufficio di Stato Civile di Capo d’Orlando, il territorio del Comune è spaccato. A Capo d’Orlando vengono accorpate le frazioni di Piana, Forno, Zappulla, San Gregorio e San Martino, mentre Scafa e Certari rimangono al Capoluogo. La Giunta accusa il colpo e prontamente si dimette, ma il Consiglio respinge le dimissioni, bisogna difendersi e fare quadrato.
A raffreddare gli animi e a distrarre le menti ci pensa la chiamata alle armi della guerra del 1915-18 che allontana gli uomini, ma non i problemi, che si ripresentano ciclicamente ad ogni estate, ad ogni morto, ancor di più ad ogni richiesta presentata all’amministrazione nasense. Così al ritorno dalla guerra, per tutti questi giovani della borgata, si palesano vecchie problematiche e assunzioni di responsabilità.
La guerra restituisce una generazione temprata nella volontà, cosciente e capace d’affrontare e risolvere i disagi della comunità. E accade così che a quelle problematiche non risolte, a quel muro alzato improvvisamente da Naso, in maniera non evidente, sotto traccia, la borgata si confronta, il figlio è diventato uomo. La strada è tracciata, bisogna solo percorrerla, bisogna avere il coraggio di osare, non è più il circolo il luogo dove discutere, bisogna muoversi e elaborare una strategia, così il 13 aprile del 1919, il centro di coordinamento diventa la casa di Ernesto Mancari, reduce di guerra, fratello di Padre Giuseppe Mancari. Quel giorno i Sigg.ri Ernesto Mancari, Salvatore Merendino, Antonino Valenti, Alfonso Merendino, Paolo Paparone, Giuseppe D’Agostino, Carmelo Reale, Francesco Iannello, Fedele Reale, Basilio Giuseppe, Germanotta Gaetano, Guglielmo Miragliotta e Antonino Giuffré, riconoscono all’unanimità “la necessità assoluta dell’autonomia di Capo d’Orlando, stabiliscono di far propaganda per l’affermazione di tale principio e di decidere a tempo opportuno i mezzi per raggiungere lo scopo. Stabiliscono a tal scopo che il Sig. Mancari raccolga elementi atti a dimostrare tale necessità e convenienza.”
Meno di sei mesi dopo, il 10 ottobre 1919 l’Associazione Nazionale dei Combattenti di Capo d’Orlando, con Presidente Ernesto Mancari, presenterà al Prefetto di Messina una dettagliata lettera in cui si evidenziano in cinque punti tutte le criticità della frazione orlandina, concludendo “I Combattenti sono tornati dall’Alto Italia dove hanno visto cose che qui si reclamano da molto tempo e non si anno”
Il quinto punto manifesta una insoddisfazione “A CAPO D’ORLANDO NON ESISTE UNA DELEGAZIONE MUNICIPALE”, è l’inizio delle rivendicazioni, si alza l’asticella, si cerca un decentramento amministrativo.
Il 1920 si apre con rinnovato ardore e ai telegrammi di rivendicazione inviati al Ministero dell’Interno, fanno seguito i comizi, che calamitano in piazza l’attenzione dei residenti e le preoccupazioni delle autorità che guardano con sospetto le attività della borgata.
Il 30 maggio del 1920 si costituisce il Comitato Pro-Interessi, presidente Ernesto Mancari, le rivendicazioni si concentrano su acqua e cimitero.
Naso sembra voler prendere tempo, sul cimitero si discute e qualcosa si muove, si danno incarichi e si predispongono incartamenti, ma la politica non è certezza e una nuova crisi amministrativa lascia tutto in sospeso.
Nel gioco politico, il Regio Commissario di Naso, sospende le pratiche relative al cimitero e esaspera gli animi della borgata. Le elezioni per il Comune di Naso, destano preoccupazione nelle autorità provinciali: “La situazione è abbastanza grave e delicata e si è venuta a complicare in vista delle prossime elezioni amministrative perché l’Avvocato Paterniti di Naso, il quale aspira alla sindacatura, ha promesso a quei di Capo d’Orlando che se avrà i loro voti propugnerà strenuamente la costruzione del cimitero. D’altra parte nella situazione creatasi fra capoluogo e frazione è necessario tener presente un fatto nuovo.
Naso ha capito che qualcosa cova nelle menti della borgata, capisce che si punta in alto e cerca d’anticipare le strategie. Sono le autorità che invece non comprendono: Naso non è intenzionata a cedere nulla.
Il capoluogo, che per il passato è sempre stato decisamente contrario alla costituzione della frazione in Comune autonomo, ora vi è favorevole e lo desidera perché ritiene che Capo d’Orlando intenda sfruttare il capoluogo e conseguire vantaggi per trovarseli poi acquisiti al momento in cui si decidesse a chiedere la separazione. Allo stato delle cose vi è da temere per l’ordine pubblico a Naso e a Capo d’Orlando secondo che la quistione del cimitero si riserva con un provvedimento che sia conforme ai desideri del centro e delle frazioni. Sembrerebbe quindi necessario procedere in via di conciliazione e di compromesso ma anche sotto questa forma bisognerebbe agire con cautela e circospezione…”.
Tale stato porta ad agosto una parte dei cittadini della frazione ad occupare i binari della stazione, impedendo la partenza del treno diretto a Roma, con alla testa dei facinorosi l’avv. Mancari e altri dieci irriducibili, che vengono deferiti all’autorità giudiziaria. Si cerca in tutti i modi di far comprendere a Roma il disagio in cui vive la frazione.
In tale clima, il paventato accordo tra il Paterniti e la borgata si compie, permettendo all’avv. Mancari ed altri rappresentati della frazione di sedersi in Consiglio Comunale e di far sì che il 19 novembre 1920 venga deliberato all’unanimità dal Consiglio la costruzione del cimitero a Capo d’Orlando.
Sembra procedere bene il rapporto tra la borgata e il capoluogo, le iniziative volte al sollievo dei problemi di Capo d’Orlando trovano giusta e pronta risposta: apparentemente però!
A febbraio del 1921 improvvisamente il rapporto elettorale tra il Paterniti e Mancari va in crisi. Tutto ha una spiegazione nel manifesto “Cittadini Elettori” del 6 aprile a firma sempre del Mancari che spiega in maniera dettagliata il comportamento del Paterniti “Egli dimostrò subito di voler disporre le cose a Capo d’Orlando come meglio gli piacesse senza tenere in alcun conto i miei consigli e le mie richieste: egli dimostrò che, finite le elezioni, era lui che comandava, e a lui bisognava essere sottoposti umilmente.
Il Sindaco insomma fu da me subito giudicato come uno autoritario incosciente; nei riguardi di Capo d’Orlando, come un despota un ingrato, e più specificatamente nei riguardi dell’accordo come un falso un ricattatore. Era venuto meno dunque lo spirito, la base dell’accordo la sincerità.
Io dovevo pigliare la mia decisione che era una sola: Abbandonare il mio posto al consiglio comunale. Restare per protestare continuamente, per dare filo da torcere al Sindaco sarebbe stata opera del tutto senza alcuno risultato pratico; avrei potuto avere delle soddisfazioni personali e nient’altro.
Non mi pento del resto di quello che ho fatto; già sento di intrighi per ostacolare la costruzione del Cimitero; già sento di atti che si vogliono consumare per compiere un ricatto per l’affare dell’acqua.
A tutti poi è noto il completo abbandono dei servizi pubblici e delle strade, mentre il Comune intana sfacciatamente e contro la legge altre mille lire al mese di utili illeciti sulla vendita dei generi tesserati in Capo d’Orlando. Concludendo “Capo d’Orlando costituita in Comune penserà a se stessa.
Ecco perché io mi ritiro in disparte dalla nostra politica locale pronto solo a spendere tutte le mie energie per l’autonomia di Capo d’Orlando. Tutto il resto è tempo perduto, male per il progresso del nostro paese.”
Le dimissioni del sindaco Paterniti nell’ottobre del 1922, danno vita a forti preoccupazioni, confermati dalla volontà della frazione di non voler andare ad elezioni se non al raggiungimento dell’Autonomia, i tempi e gli animi sono maturi per una rivendicazione così importante.
Tale volontà si manifesta già l’8 ottobre del 1922 quando viene inviata una lettera al Ministero degli Interni dal Comitato Pro Autonomia di Capo d’Orlando, presieduto da Basilio Conforto.
Gli orlandini passano al contrattacco, viene occupato un terreno nella contrada S. Martino, lì sorgerà il cimitero di Capo d’Orlando!
Vengono respinte al mittente dal Conforto le offerte dell’on. Faranda di Tortorici in maniera perentoria e sprezzante “…onorevole Faranda, Lei faccia i suoi comodi, ma la popolazione di Capo d’Orlando per un po’ di Camposanto, ormai santificato dai nostri morti, e per un po’ d’acqua avvelenata dalla perfidia di Naso non abbasserà mai le armi e non verrà mai ad accordi con Naso infido, calunniatore, sciacallo, approfittatore: senza testa e senza cuore! Si spera buttare pure i nostri morti in un burrone a pasto ingrato di corvi e degli avvoltoi, si dovesse pure morire di peste ed avvelenati; dovesse congiurare pure ai nostri danni Naso tutta e i suoi rappresentanti, sia calpestata la giustizia e la […], una Capo d’Orlando non […] la testa al patto infame, consigliata da Lei, onorevole Faranda; ed incrollabile nella purissima fede per i suoi alti destini difenderà i suoi diritti la sua dignità, il suo avvenire ed i suoi morti con i denti, sempre, dovunque e contro chicchessia”.
Il fatto nuovo che si inserisce nel contesto storico delle lotte per l’autonomia è l’ascesa a livello nazionale di Benito Mussolini e la creazione di un Partito che già il 18 ottobre del 1922 vide a Capo d’Orlando l’apertura di una sezione del Partito Nazionale Fascista.
Il 14 gennaio 1923 un telegramma spedito da Roma e diretto a Capo d’Orlando così recita “Assicurami riconoscimento codesto fascio libero aderire movimento locale senza però precedenti impegni partito inviandogli relativa copia verbale assemblea a Messina avvisati onde evitare vostre giuste preoccupazioni governo essere favorevole nostra causa fai uso che credi di questo telegramma Avv. Mancari.
La frazione sembra avere deciso quale strada percorrere e da chi farsi appoggiare in questa lotta.
Il comitato e i suoi più stretti rappresentanti cominceranno a frequentare assiduamente gli esponenti fascisti del messinese, Crisafulli Mondio e Gentile, che garantiranno il sostegno necessario alla causa.
Gli animi si riscaldano, cresce la tensione nei due centri, scontri, ripicche e provocazioni allarmano sempre di più le autorità che non sembrano riuscire a gestire le due fazioni, il Commissario Prefettizio è costantemente sotto pressione. Ma i tempi sembrano maturi per tentare il colpo di mano.
L’on. Giuseppe Paratore, grazie ai buoni uffici dell’on. Gentile presenta alla Camera la proposta per “la costituzione in Comune autonomo della frazione di Capo d’Orlando”.
L’incarico all’On. Paratore è solennemente annunciato nel corso di un pubblico comizio tenutosi a Capo d’Orlando, dal Presidente del Comitato Pro-Autonomia Basilio Conforto che dal palco esclama:
«[…] Oggi ho il piacere di potervi affermare che la pratica va bene. L’Onorevole Paratore pochi giorni fa, ci ha chiamato a Messina e ci ha detto queste testuali parole: “Malgrado il parere contrario del Consiglio Provinciale, vi posso assicurare che la pratica va».
Si arriva così al 4 aprile 1924, le elezioni nazionali sono alle porte, è un momento storico per l’Italia, il Comitato si gioca il tutto per tutto, appoggio incondizionato alla Lista Nazionale presentata da Benito Mussolini. E’ un successo, tutti i voti spingono i candidati della zona, si rafforza l’asse tra il Comitato e gli organi provinciali del P.N.F., Naso comincia a comprendere che la partita non la si vince.
Il 7 agosto 1924 nel gabinetto e alla presenza del Ministro della Guerra, il Generale Antonino Di Giorgio nativo di S. Fratello e importante figura istituzionale legata al territorio, convoca in rappresentanza di Capo d’Orlando: Ernesto Mancari, Cono Micale Alberti, Basilio Conforto, Paolo Paparone e Francesco Mollica e, in rappresentanza di Naso: Vincenzo Cangemi Artino, Gaetano Calcerano e Beniamino Collica.
In quella stanza viene finalmente e definitivamente sancito l’accordo: la concessione dell’Autonomia a Capo d’Orlando, in cambio di nuove elezioni amministrative per Naso.
Il telegramma del 22 luglio 1925 manifesta tutta la gioia del risultato raggiunto:
“Diventa legge di Stato costituzione Comune di Capo d’Orlando nome intera popolazione invio fervido saluto Vostra Signoria illustre rappresentante Governo Nazionale. Avv. Mancari”
Adesso a risultato raggiunto, si può fissare una data per l’inaugurazione solenne del nuovo Comune. Anche in questo i solerti rappresentanti del Comitato non perdono tempo, le interlocuzioni con gli esponenti politici raggiungono un compromesso per il 27 settembre, una domenica, è arrivato finalmente il momento per assaporare e festeggiare una vittoria a lungo inseguita.
Capo d’Orlando, 8 Settembre 1925
Ill.mo Sig. Prefetto
Come avrà saputo, durante la sua assenza, d’accordo coll’Ill.mo sig. Vice Prefetto e l’On. Crisafulli Mondio e l’On. Gentile, si stabilì la data del 27 m.c. per l’inaugurazione del nuovo Comune di Capo d’Orlando.
Per l’occasione questo comitato ha fatto premura al Governo Nazionale perché si faccia rappresentante di un suo membro, e particolare invito ha rivolto a S. E. Giurati, sostenitore della nostra causa. Come primo atto del nuovo municipio è nostro desiderio che venga conferita la cittadinanza onoraria a S. E. Mussolini, a S. E. Giurati e al Deputato Gentile. Sono invitati alla cerimonia alla cerimonia tutte le autorità civili, politici che militari e religiosi.
La S. V. mi ha già assicurato a voce il suo intervento a tutta la popolazione gliene già grata.
Mi permetto pertanto pregare la S. V. perché voglia influire presso il governo in modo che intervenga alla cerimonia un suo componente. Fra qualche giorno verrò a incontrarla per prendere gli opportuni accordi e per ricevere sue istruzioni.
Con ogni osservanza
Il Comitato
Avv. Ernesto Mancari
Si conclude così un percorso iniziato nel 1919 e si apre una nuova fase nella storia del neo Comune orlandino, ma senza dimenticare il messaggio che viene consegnato alle generazioni future dai nostri padri fondatori: oggi nei nostri cuori debbono risiedere i più puri e alti ideali verso questo paese. Oggi quella generazione merita ancor più rispetto e la memoria di quelle azioni deve essere d’esempio per le nuove generazioni, facendo comprendere come gli odierni e futuri passi percorreranno una strada già tracciata con forza di volontà, con spirito di sacrificio e con la consapevolezza che la dignità sociale si conquista con la consapevolezza dell’unità d’intenti e con fede incrollabile.
Bibliografia
Ingrillì, G. Librizzi, A. Ravì Monaca, G. Trusso Sfrazzetto “Capo d’Orlando 1919-1926, L’Autonomia” Armenio editore 2018
S. Sidoti Migliore “Storia Urbanistica di un territorio”, Pungitopo 1981
G. Minutoli “Capo d’Orlando” Edifir 2016
Archivio di Stato di Messina Fondo Prefettura
Archivio Storico Comune di Naso
Fondo privato Adriana Passaniti
Si ringrazia Elvira Sibilla, nipote del farmacista Giuseppe Lodato, per l’apporto alla ricerca.