Una memoria da ritrovare, il vaporetto fantasma di Gliaca di Piraino.
di Giuseppe Ingrillì
Il mare che circonda la Sicilia è sempre stata la strada che l’ha legata al mondo, da lì arrivavano risorse e ricchezze, liberatori o assedianti, da lì passavano opportunità o sciagure.
In una Sicilia pre unitaria, ancora rurale, pericolosa, con malmesse vie di comunicazione e “malupassi” ad ogni curva, con banditi e briganti pronti a piombare su ignari viaggiatori e carovane ben fornite ad ogni stretta di montagna, la via del mare forniva, per quasi tutto l’anno, una via sicura e veloce per spostarsi da Palermo a Messina senza troppi pericoli.
Questa strada oggi, quasi del tutto dimenticata, mantiene celata nelle profondità del mare le tracce del suo ultimo passato.
C’è stato un tempo non troppo lontano, nell’ultima grande stagione dei commerci vicino la costa, in cui gli abitanti dei villaggi, aspettavano speranzosi all’orizzonte una traccia di fumo, il segnale inconfondibile delle navi a vapore che percorrevano questa via da e per la Sicilia.
Questa epopea, che vide il suo ultimo barlune di splendore nel 1800, riporta alla memoria nomi d’imprenditori d’altri tempi, che hanno scommesso investendo in rotte commerciali, accumulando fortune o piangendo disastri, i Florio su tutti, che come un ragno hanno steso una tela di rapporti commerciali con tutto il mondo civilizzato partendo dal porto di Palermo.
La tecnologia nautica non aveva ancora scoperto il radar e i fari ancora non erano manco in costruzione, il viaggio era ancora affidato ad esperti uomini di mare, che orientandosi con i castelli sui promontori e le torri sulla costa riconoscibili dal mare, percorrevano questo corridoio che tra la costa tirrenica e le Isole Eolie, nella tratta tra Palermo e Messina, li teneva al riparo dal mare grosso e dagli scogli affioranti. Questi luoghi d’imbarco si sovrappongono così gli antichi caricatori, gli stessi luoghi che avevano rappresentato nel corso dei millenni porti naturali sicuri, che mutano in stazioni d’imbarco e carico e scarico di merci. Grano, formaggi, frutta, essenze derivate dagli agrumi, animali e conserve, prodotti d’artigianato locale partivano per destinazioni impensabili in Francia e Spagna o Inghilterra, legno e ogni bene di necessità o vezzo, veniva importato e scaricato sulle spiaggie per raggiungere i grossi centri dell’entroterra.
Questi battelli mantenevano così vivo il rapporto dell’uomo con il mare, l’entroterra con la marina, nello sforzo immane di superare le difficoltà di commercio e di approvvigionamento; era la strada da osservare nei mesi favorevoli, sapendo che per ogni giorno di ritardo sulla tabella di marcia la tragedia era dietro l’angolo.
In una Sicilia crocevia di merci, cose e persone, le tracce del fallimento più temuto dai marinai riemergono così dalle storie dei piroscafi scomparsi, inghiottiti dal mare, senza più un nome, che a fatica ritornano sotto forma di ricordi dalle memorie umane, rimanendo confinati in quel lembo di mare dove si sono adagiati.
Oggi li chiamiamo vaporetti, postali o piroscafi, senza ricordarne più la distinzione, ma che riscoperti da molti sub appassionati, ci raccontano una parte di quell’epopea, quella più sventurata, svelandoci le percorrenze, le tragedie, figlie di errori tecnici, umani o per eventi naturali, ma che restano muti, nel rivelare la loro identità, delegando all’appassionato la fatica del loro riconoscimento.
Una di queste affascinanti storie riemerge dai fondali di Gliaca di Piraino, grazie ad un uomo di mare, uno spirito libero appassionato e innamorato della sua terra, Tony Ricciardi, che dall’elemento acqua attinge forza e la ricambia con rispetto. Su questo lembo di spiaggia che si affaccia tra l’antica via e le Eolie, in questo corridoio di mare incomincia fin da piccolo a fantasticare grazie alle storie di famiglia (tutti pescatori) che raccontavano di storie di naufragi e di relitti in fondo al mare, di tesori e forzieri da recuperare, di “truvaturi” o di frasi cariche di paura come “mamma li turchi”, in un retroterra immaginifico di storie d’abbordaggi e di incursioni pirate e rapimenti, pericoli e storie figlie di questo mare Mediterraneo. Da grande incomincia lì dove tutto si sublima, da quella spiaggia di Gliaca di Piraino, nella riscoperta di un relitto a lungo raccontato e di colpo materializzatosi sotto le onde del mare. Il fascino magnetico dell’ignoto lo attrae in un percorso che lo spinge a indagarlo, a studiarlo e preservarlo dall’aggressione e dall’incuria moderna dell’uomo.
E’ una storia semplice, tragica, comune, è il racconto del piroscafo che non ha un nome, che non ha una data certa d’affondamento, ma solo ricordi lontani di vecchi marinai locali, che da inconsapevoli testimoni assistettero a quel naufragio e vi presero parte nel salvataggio, tramandando ai nipoti quei ricordi, che cristallizzandosi ti riportano al relitto in fondo al mare.
Così è dalla viva voce di Tony che ci facciamo raccontare la storia del “suo” vaporetto:-
questo relitto giace sui nostri fondali di Gliaca di Piraino da oltre un secolo e mezzo, i racconti dei marinai ci tramandano che il naufragio avvenne intorno al 1850/80. Non si conosce il nome del piroscafo, né l’armatore, si sa che la nave era lunga 40 metri e che veniva dal porto di Palermo. Si sa che era spinta da motori a vapore e che da lontano si vedeva il pennacchio di fumo quando passava di fronte alla costa di Gliaca, sappiamo che trasportava merci, sacchi di farina in grande quantità e che molte di queste navi arrivavano fino a Napoli per consegnare ai pastifici la farina per la pasta e il pane, del resto la Sicilia era il granaio d’Italia ed esportava molto. Forse c’erano anche sacchi di posta, che partendo da Palermo veniva prelevata e distribuita nei porti in cui si fermava durante la traversata.
Il racconto procede andando al tragico epilogo, continua Tony:-
“l’imbarcazione fu sorpresa da un forte temporale al largo di Gliaca e, che per questo improvviso evento, il Capitano decise di dirigersi verso la costa per mettere al riparo la nave. Ma a quanto pare i problemi per il povero Capitano non finirono, un’avaria ai motori rese ingovernabile la nave, che avvicinandosi troppo alla costa venne investita dalle onde che flagellavano la spiaggia. Fu così che la nave andò incontro al suo tragico destino, s’incaglio con la prua sbattendo nel basso fondale, ed una serie violenta di onde vinse la resistenza dello scafo e la spezzò a metà. Non si hanno notizie di morti, ne di feriti, si sa che mentre la nave affondava spezzata, le onde impetuose distribuivano il prezioso carico sulla battigia.
Qui il racconto diventa farsa:–
la corsa, appena messi in salvo i marinai, fu ad accaparrarsi i sacchi di farina, che venivano sospinti sulla spiaggia e che per parecchi giorni furono rinvenuti e spartiti tra i tanti che accorrevano. Certo che in ogni storia tragica il siciliano trova sempre una risorsa a proprio favore; alcuni di quei sacchi di farina furono venduti e con gli altri si infornò tanto pane e tanti biscotti per sfamare tutta Gliaca. Conclude Tony – della nave rimane visibile oggi solo la poppa, mentre la prua è da qualche anno totalmente insabbiata.
Da allora, questo relitto giace sul fondale a circa 300 metri dalla battigia, permettendo a chi vuole di raggiungerlo in barca o a nuoto, per osservarlo ad occhio nudo o in immersione.
Tony che tiene molto a questo sito, negli ultimi anni ha avviato, supportato da amici e simpatizzanti, una sistematica pulizia del relitto, liberandolo da reti da pesca e dai detriti che il mare accumula nei mesi invernali.
Nel mese di agosto del 2020, grazie alla collaborazione di Tindaro Busacca, Tony è riuscito a realizzare ed inaugurare una stele commemorativa, che raccoglie le foto del vaporetto affondato, scelte attraverso un contest sui social. Queste foto hanno composto così questo monumento che rende omaggio all’ignoto relitto e al suo “nostromo Tony” che con tanta cura e amore valorizza e rende fruibile il relitto accompagnando, gratuitamente, quanti vogliono condividere con lui l’esperienza di scoprire questa bellezza adagiata sul fondo del mare ed hanno la voglia di farsi ammaliare dalla voce di Tony che con intonazione e trasporto fa rivivere il racconto tragico di quel naufragio.
L’impegno non si arresta nei mesi invernali quando, sospese le immersioni, si dedica, durante il tempo libero, alle ricerche d’informazioni per dare un nome e un proprietario alla nave e restituire una storia a questo gigante spezzato che per Tony è ancora vivo e presente.
Si ringrazia per la disponibilità Tony Ricciardi, che con slancio e grande disponibilità, ha raccontato in video la storia del vaporetto, che a breve sarà visibile su nostro canale youtube.
Potete contattare Tony per programmare un’immersione sul vaporetto, sarà ben felice d’accompagnarvi, vi basterà mandargli un messaggio sul suo profilo facebook Tony Ricciardi e concordare il giorno e l’ora dell’immersione.